Dante: E quindi uscimmo a riveder le stelle.

Dante:
E canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirto si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Virgilio:
Ecco Catone, custode del Purgatorio e simbolo di giustizia.

Catone:
Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la prigione eterna?

Virgilio:
Libertà va cercando, ch’è si cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.

GLI SCOMUNICATI
Virgilio:
Quello spirito è il figlio naturale di Federico di Svevia…

Dante:
Biondo era e bello e di gentile aspetto

Manfredi:
Io son Manfredi, nepote di Costanza Imperadrice,
ond’io ti priego che quando tu riedi,
vada a mia bella figlia
e dichi il vero a lei, s’altro si dice
chè qui per quei di là molto s’avanza.


MORTI DI MORTE VIOLENTA
Pia:
Ricorditi di me, che son la Pia.
Siena mi fé, disfecemi Maremma.
Salsi colui che ’nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma.

Virgilio:
È Pia dei Tolomei, una gentildonna senese uccisa dal marito.

I SUPERBI
Virgilio: Ecco i superbi, costretti ad abbassar la testa.

GLI INVIDIOSI
Dante:
Spirto, fammiti conto o per luogo o per nome.

Sapìa:
Savia non fui, avvenga che Sapìa
fossi chiamata, e fui de li altrui danni
più lieta assai che di ventura mia.

Virgilio:
Una nobildonna senese, che in vita, fu invidiosissima…

Sapìa:
Ma tu chi se’, che nostre condizioni
vai dimandando, e porti li occhi sciolti,
sì com’io credo, e spirando ragioni?

Dante:
Li occhi… mi fieno ancor qui tolti,
ma picciol tempo, chè poca è l’offesa
fatta per esser con invidia volti.
Troppa è più la paura ond’è sospesa
l’anima mia del tormento di sotto,
che già lo ‘ncarco di là giù mi pesa.

GLI IRACONDI
Dante:
Quei sono spirti, maestro, ch’i’odo?

Virgilio:
Gli iracondi.

Dante:
Non mi celar chi fosti anzi la morte.

Marco:
Lombardo fui e fu’ chiamato Marco.
I’ ti prego che per me prieghi quando sù sarai.

Virgilio:
Marco Lombardo fu un cortigiano dell’Italia Settentrionale.

GLI ACCIDIOSI
Virgilio:
Questi sono color che in vita peccaron d’accidia..

Abate di San Zeno:
Noi siam di voglia a muoverci sì pieni,
che restar non potem. Però perdona,
se villania nostra giustizia tieni.
Io fui abate in San Zeno a Verona
sotto lo ’mperio del buon Barbarossa,
di cui dolente ancor Milan ragiona.

Dante:
Men che dramma di sangue m’è rimasto che non tremi:
conosco i segni de l’antica fiamma.

Beatrice:
Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.
Sei nel Paradiso Terrestre. Virgilio non può accedere nel regno di Dio. Sarò io la tua guida. Ti mostrerò le anime che godono della beatitudine eterna e ti condurrò fin su, nel Paradiso.

Dante:
Puro e disposto a salire a le stelle.

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