"Giovane con canestra di frutta" è uno dei primi dipinti autografi di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. L'opera, eseguita con la tecnica dei colori ad olio su tela, misura 70 x 67 cm. Con ogni probabilità la tela è realizzata tra il 1593 e il 1594 quando Caravaggio, poco più che ventenne, lavora a Roma presso la bottega del pittore Giuseppe Cesari, meglio noto come Cavalier D'Arpino. Il giovane protagonista del dipinto è il pittore siciliano Mario Minniti, allora sedicenne. Anch'egli apprendista nella bottega del Cavalier d'Arpino e grande amico di Caravaggio, Minniti diverrà presto suo collaboratore tanto da essere ritratto in numerose altre opere del Caravaggio.

Raffigurato con il capo inclinato e la bocca dischiusa, la camicia sbottonata e la spalla sensualmente scoperta, il giovane Minniti tiene in mano una canestra, ossia un cesto, colma di frutta. La tela evidenzia la minuziosa attenzione di Caravaggio per il realismo dei dettagli: dalla pelle alle pieghe degli abiti del giovane, dai particolari dei frutti, dipinti secondo i diversi gradi di maturazione, sino alla lavorazione della canestra che li contiene. Già in quest'opera di gioventù si evidenzia la tecnica fondata sulla contrapposizione tra luci e ombre tanto cara allo stesso Caravaggio. Sullo sfondo del quadro si distingue infatti un'ombra, che potrebbe essere quella del pittore con la sua tela. La luce proviene invece dall'angolo superiore sinistro e coinvolge solo marginalmente i soggetti ritratti.

Soggetto a molteplici interpretazioni, come l’allegoria dell'amore, dell'autunno, nonché della vita stessa, il dipinto rivela l'estrema abilità del pittore nel riprodurre in modo autentico, ma non ideale o estetizzante, il dato naturale. Tale mirabile rappresentazione del vero troverà la sua completa maturazione con Canestra di Frutta, quadro eseguito da Caravaggio nel 1596. La bottega del Cavalier D'Arpino ospita Giovane con canestra di frutta sino al 1607, quando il pittore arpinate è incarcerato e i sui beni sequestrati. Poco dopo, il dipinto entra a far parte della collezione del cardinale Scipione Borghese. Il dipinto è conservato nella Sala del Sileno, la Sala 8 della Galleria Borghese a Roma.
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