Roman Abramovich è un imprenditore russo. Nasce il 24 ottobre 1966 a Saratov, in Russia, paese all’epoca parte dell’Unione Sovietica e retto da un regime socialista. Di origine ebraica, Abramovich rimane orfano di entrambi i genitori in tenera età e viene cresciuto da uno zio paterno. Alla fine degli anni ’80 l’URSS è sull’orlo del collasso politico ed economico. Per tentare di superare la crisi, il presidente sovietico Gorbaciov attua una parziale apertura all’economia di mercato e permette la nascita d’imprese private. Il giovane Abramovich approfitta di questa opportunità: fonda in breve tempo alcune società specializzate nel commercio di petrolio e suoi derivati.

Nel dicembre 1991 l’URSS cessa di esistere e il paese passa dall’economia statale al libero mercato. Boris Eltsin, presidente della neonata Federazione Russa, avvia un vasto programma di privatizzazione delle imprese pubbliche: Abramovich, insieme all’imprenditore Boris Berezovskij, acquista nel 1995 il colosso petrolifero Sibneft, pagandolo circa cento milioni di dollari. In poco tempo il valore della Sibneft sale alle stelle. Il fatto fa sorgere sospetti che la società sia stata acquistata sottoprezzo, grazie ai forti legami tra i due imprenditori e lo stesso Eltsin.

Negli stessi anni, Abramovich rileva quote consistenti di un’altra azienda un tempo di proprietà statale, la compagnia aerea Aeroflot, e investe nel settore dell’alluminio. Abramovich è uno dei cosiddetti oligarchi, giovani imprenditori divenuti ricchissimi dopo aver comprato a basso prezzo le maggiori aziende pubbliche del paese, privatizzate in seguito al crollo dell’URSS. Dopo l’avvento di Vladimir Putin alla presidenza della Russia, una serie di severi controlli riscontra, nell’operato di alcuni oligarchi, irregolarità fiscali e amministrative. Roman Abramovich non subisce però conseguenze penali.

Nei primi anni 2000 vende le sue quote della Sibneft incassando circa 13 miliardi di dollari, parte dei quali vengono reinvestiti nel gruppo siderurgico Evraz. Nel 2000 viene eletto governatore della Chukotka, remota regione russa vicina all’Alaska, ricca di risorse energetiche. Abramovich investe più di un miliardo di dollari del proprio patrimonio in opere pubbliche, conquistando così il consenso della popolazione. Nel 2005 riceve un secondo mandato. Nel 2003 diventa proprietario del Chelsea, una delle squadre di Londra, dove si trasferisce. Grazie a cospicui investimenti, la società fa campagne acquisti stellari e vince per due anni consecutivi il campionato inglese.

Vero e proprio self-made man, Roman Abramovich è indicato all’inizio del 2008 dal periodico statunitense Forbes come il quindicesimo uomo più ricco del pianeta, con un patrimonio di oltre 23 miliardi di dollari.

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