Euripide nasce a Salamina, in Grecia, intorno al 485 a.C. È uno dei massimi autori di tragedie del teatro greco. Figlio del proprietario terriero Mnesarco, o Mnesarchide, e di sua moglie Clito, vive ad Atene durante il governo del politico ateniese Pericle. È uno dei periodi di massima fioritura della città ed Euripide entra in contatto con alcuni dei maggiori filosofi contemporanei: Protagora, che pone l’uomo al centro della propria ricerca e Socrate, che introduce il dialogo come metodo d’indagine filosofica. Dopo lunghi studi di filosofia, Euripide si dedica al teatro e scrive circa 90 tragedie. Sono però meno di 20 le opere giunte complete fino a noi. Nella sua produzione si possono individuare tre periodi artistici.

I primi testi trattano di tematiche amorose: hanno come protagoniste figure femminili come Alcesti, Medea e Andromaca e il conflitto tragico scaturisce da forti passioni contrastanti. La seconda fase è segnata dall’accresciuta attenzione per la situazione politica ateniese, e per il dramma della guerra, come nella tragedia Le Troiane, del 415 a.C. L’ultimo periodo è caratterizzato da personaggi impotenti di fronte ad un destino dettato non da Dei benigni, ma dal caso ingovernabile. È ciò che succede nell’Ifigenia in Tauride. Il merito maggiore di Euripide è nell’essere riuscito a innovare la tragedia greca con tematiche e con uno stile molto più vicino alla quotidianità. Fino a questo momento, la tragedia aveva infatti rappresentato vicende di eroi e Dei in una dimensione molto distante da quella umana.

Euripide continua a ispirarsi alla mitologia, ma attualizza i personaggi nel contesto del suo tempo. I suoi protagonisti non sono individui straordinari senza vizi né debolezze, ma persone problematiche. Porta alla ribalta la figura della donna, la cui tormentata sensibilità si scontra con il mondo della ragione. In tutte le sue opere, Euripide esprime le contraddizioni di una società che sta cambiando: nelle sue tragedie le motivazioni dei singoli individui entrano spesso in contrasto con i valori ateniesi di famiglia e religione. Anche le scelte di linguaggio guardano alla quotidianità, portando in scena parole di uso comune, lontane dalla consueta solennità. L’attenzione ai rapporti umani accresce l’importanza dei dialoghi, elemento centrale delle tragedie di Euripide.

Forse proprio a causa del carattere innovativo della sua opera, Euripide non ottiene un grande successo di pubblico e fatica ad affermarsi nei concorsi teatrali che si tengono con frequenza ad Atene. Lo scarso successo lo spinge addirittura ad abbandonare la città. Si stabilisce a Pella, presso il re macedone Archelao, dove muore intorno ai 79 anni nel 406 a.C. Leggende raccontano che sia stato dilaniato da cani inferociti. La poca fama ottenuta in vita è riscattata dalla gloria che ha ricevuto dopo la morte. Il suo contributo alla storia del teatro è di grande importanza e le sue opere sono state e sono tuttora modello e fonte d’ispirazione nel corso dei secoli.



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