Benedetto Croce, filosofo e politico, è uno dei più influenti intellettuali italiani del ‘900. Nasce a Pescasseroli, nell’Italia centro-meridionale, il 25 febbraio 1866 da famiglia colta e agiata. Studia a Napoli e Roma, dove matura il suo interesse per la storia e la filosofia. Nel 1903 fonda “La critica”, rivista che presto diviene un punto di riferimento importante per la cultura italiana. Negli anni seguenti, si dedica alla riflessione filosofica e alla pubblicazione di saggi critici. Croce è interessato soprattutto alla storia e alla cultura umanistica, poiché ritiene che questi siano gli ambiti in cui si manifesta l’attività spirituale dell’uomo. In questo senso, il suo pensiero s’inserisce nella tradizione dell’idealismo, che attribuisce allo spirito la facoltà di dare forma alla realtà. Per Croce, lo spirito non ha una valenza religiosa: lo spirito sono l’intelletto e le azioni dell’uomo.

Poiché il nostro spirito pensa e agisce in un dato momento della Storia, secondo Croce la filosofia deve analizzare ogni cosa dal punto di vista storico: solo così potrà comprendere come lo spirito dia forma alla realtà. Questa prospettiva è definita storicismo assoluto. Su queste basi, Croce elabora la sua filosofia dello spirito, analizzando i vari modi in cui si esprime la vita spirituale. Il filosofo italiano distingue tra attività teoretiche, con le quali l’uomo comprende la realtà, e le attività pratiche, con le quali l’uomo modifica la realtà. Le attività teoretiche includono la sfera estetica e artistica, che nasce dall’intuizione individuale; e la sfera della logica e della filosofia, che mira alla comprensione di concetti universali. L’attività pratica, invece, include l’economia, che mira all’utile individuale, e l’etica, che mira al bene universale.

Oltre che con la sua filosofia, Croce esercita un’enorme influenza sulla cultura italiana anche attraverso interventi di critica letteraria. Per lui, la poesia, in quanto parte dell’estetica, è la sfera dell’intuizione individuale, dell’emozione lirica che trova immediata espressione nella parola scritta. Celebre la sua analisi della Divina Commedia: a suo avviso, l’Inferno è la cantica più riuscita, perché è pura espressione di un sentimento. Il Paradiso, invece, sarebbe meno poetico perché eccessivamente ricco di riflessioni teologiche e dottrinali. Figura autorevole, a partire dal 1910 Croce ricopre importanti cariche politiche tra le fila dei liberali. Durante il Fascismo, abbandona il Parlamento e prende posizione contro il regime redigendo il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Torna alla politica nel 1944. Sostenitore della Repubblica al referendum istituzionale del 1946, partecipa alla stesura della Costituzione italiana. Croce muore a Napoli il 20 novembre 1952, a 86 anni.
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