Edmund Husserl è un filosofo austriaco. È il fondatore della fenomenologia, importante corrente filosofica del ‘900. Husserl nasce l’8 aprile 1859 a Prossnitz, nell’impero austro-ungarico, da famiglia ebrea. Studia matematica, astronomia, fisica, psicologia e filosofia. Nel 1901 finisce di pubblicare l’opera filosofica le Ricerche logiche. Nello stesso anno inizia a insegnare logica all’università di Gottinga, in Germania. In questi anni domina il positivismo, atteggiamento di totale fiducia nella scienza che ha origine nell’imponente progresso tecnico-scientifico del XIX secolo.

Husserl contesta il positivismo. Il modo in cui procede la scienza, dice, non può condurre alla verità. Quando lo scienziato osserva il mondo, trascura il fatto che la sua coscienza fa da filtro alle osservazioni. Ogni osservazione è infatti frutto di un rapporto indissolubile tra l’oggetto percepito e la coscienza che lo percepisce. Ma per dare senso alle cose che percepisce, la coscienza deve sempre appoggiarsi a uno schema di esperienze e punti di vista. Per esempio, quando guardiamo ciò che ci circonda, quello che vediamo è un’immagine bidimensionale, come una fotografia, e solo grazie all’esperienza sappiamo che ciò che stiamo guardando è a 3 dimensioni.

Ma questa attività di interpretazione che la coscienza compie tende a dare un senso univoco alle percezioni, negandoci una più completa comprensione del mondo. Questo però non significa, dice Husserl, che si debba rinunciare alla verità. È la filosofia che può giungere alla verità, analizzando ogni esperienza e depurandola da tutti i pregiudizi. L’obiettivo è isolare la percezione originaria per come si presenta alla coscienza, prima che questa la rivesta di significato e di senso. Questa percezione originaria è chiamata da Husserl fenomeno. La filosofia diventa fenomenologia.

In questo modo si arriva a quello che Husserl chiama Mondo della vita cioè lo stadio primario dell’esperienza, in cui la coscienza, pura e libera da condizionamenti, viene impressa dall’oggetto. È un fatto che si verifica in ogni istante della nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale. Il conflitto che insanguina l’Europa incrina la fiducia dell’umanità verso il progresso e la scienza. Le critiche di Husserl si rivelano fondate. Negli anni ‘20, la fenomenologia si diffonde in tutta Europa. Tra gli allievi di Husserl, i filosofi Heidegger e Sartre. Con l’avvento del nazismo, Husserl è espulso dall’università perché ebreo. Decide però di restare in Germania e proseguire i suoi studi. L’ultima opera, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, è del 1936. Muore l’anno seguente all’età di 79 anni. Le critiche di Husserl al Positivismo pongono domande a cui la scienza non ha ancora risposto. Allo scienziato, infatti, è dato un difficile compito: rendere autentica la propria coscienza prima di analizzare il mondo.



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