Ludwig Wittgenstein è un filosofo austriaco del Novecento. La sua riflessione concerne principalmente il rapporto tra il linguaggio e la realtà. Wittgenstein nasce il 26 aprile 1889 a Vienna. Proviene da una facoltosa famiglia di origine ebraica. A 19 anni si trasferisce in Inghilterra. Studia filosofia all’Università di Cambridge. Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, interrompe gli studi e parte per il fronte. Catturato dagli italiani, è portato prigioniero a Cassino. Durante la guerra, Wittgenstein conclude la stesura di uno scritto, il Tractatus logico- Philosophicus. Questo trattato è uno dei testi più importanti della filosofia contemporanea. Nel Tractatus, pubblicato nel 1921, Wittgenstein afferma che la realtà è composta di fatti. La nostra mente, per natura, interpreta i fatti attraverso le leggi innate della logica. L’espressione della logica è il linguaggio. Il linguaggio, in effetti, riproduce la struttura della realtà: come l’interazione tra gli oggetti fisici dà vita ai fatti, così le combinazioni di parole formano le frasi. Tramite il linguaggio si possono esprimere concetti di due tipi: sensati e insensati. I concetti sensati sono verificabili: ovvero, è possibile stabilire se sono veri o falsi tramite il confronto con i fatti.

I concetti insensati, invece, non sono verificabili. Questo perché sono automaticamente veri, le tautologie, o automaticamente falsi, le contraddizioni. Oppure perché non è possibile confermarli o smentirli con i fatti. Secondo Wittgenstein, cadono in quest’ultima categoria tutti i discorsi che riguardano l’etica, intesa come l’individuazione del bene, e la metafisica, intesa come l’indagine su ciò che va oltre la realtà apparente. Anche l’etica e la metafisica devono fondarsi sulla logica. Secondo questa analisi, lo scopo della filosofia è distinguere tra concetti sensati e insensati. Wittgenstein trasforma la filosofia in una scienza. Come tutte le scienze, la filosofia deve occuparsi solo di ciò che è dimostrabile. Nel 1929 Wittgenstein torna a Cambridge: finalmente si laurea, e ottiene una cattedra. I contenuti delle sue lezioni sono raccolti in 2 volumi, il Quaderno blu e il Quaderno marrone. Dagli anni ‘30, Wittgenstein riconsidera le conclusioni esposte nel Tractatus.

Si convince che il linguaggio non è basato su schemi eterni ed immutabili, ma su un insieme di convenzioni, come le regole di un gioco. Come non ha senso chiedersi se le regole di un gioco siano vere o false, così non ha senso cercare verità assolute nel linguaggio. La filosofia non deve concentrarsi sulle regole del gioco, ma sul gioco stesso. Quindi sull’uso che viene fatto del linguaggio, non sul linguaggio in sé. È la cosiddetta teoria dei giochi linguistici. Wittgenstein la espone in alcuni appunti privati, che verranno pubblicati postumi con il titolo di Ricerche Filosofiche. Wittgenstein muore a Cambridge il 29 aprile 1951, a 62 anni. Le sue ultime parole sono state: ho avuto una vita meravigliosa. Wittgenstein verrà ricordato come l’ispiratore del positivismo logico: la corrente di pensiero che applica il metodo delle scienze positiviste alla filosofia.

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