Le Cinque Giornate di Milano rappresentano uno degli episodi più celebri del Risorgimento italiano. Tra il 18 e il 22 marzo 1848 Milano si ribella al dominio austriaco affrancandosi dall’occupazione straniera. I primi mesi del 1848 sono forieri di importanti cambiamenti per molte aree della penisola italiana. La protesta popolare e le richieste liberali spingono infatti alcuni sovrani a concedere una costituzione che limita il potere assoluto del monarca. A gennaio è Ferdinando II di Borbone ad accordarla nel Regno delle Due Sicilie. A marzo, prima Carlo Alberto di Savoia nel Regno di Sardegna, poi Papa Pio IX nello Stato Pontificio, seguono l’esempio del Borbone.

Tutto ciò non interessa però i territori italiani controllati dall’Impero d’Austria. Fulcro centrale del dominio austriaco nella penisola italiana è il Lombardo-Veneto di cui Milano è capitale. Sottoposta ad una rigida oppressione fiscale e amministrativa, Milano sperimenta quotidianamente la dispotica intransigenza austriaca, mentre in gran parte della penisola si respira aria di riforme. Un aiuto alle causa milanese giunge però indirettamente da Vienna. Il 13 marzo nella capitale dell'Impero d'Austria si diffonde infatti una violenta insurrezione avente come obiettivo la destituzione del reazionario primo ministro Metternich.

Cinque giorni dopo, il 18 marzo, la notizia del moto viennese raggiunge Milano, che aspetta proprio un’occasione propizia per ribellarsi. In tutta la città dilaga presto la rivolta anti-austriaca, con l’intera popolazione che si mobilita contro il nemico. Il governo provvisorio, costituito dal podestà Gabrio Casati, ed il consiglio di guerra, retto dal politico federalista e scrittore Carlo Cattaneo, coordinano la lotta, mentre le truppe austriache, comandate dall’ultra-ottantenne generale Josef Radetzky, cercano di arginare la sommossa. Al cospetto di una rivolta in cui ogni cittadino milanese combatte strenuamente per la sua libertà, Radetzki cerca di guadagnare tempo. Il generale dispone infatti di un esiguo contingente: l'insurrezione di Vienna, inoltre, gli preclude un celere aiuto dalla capitale. Incassato dagli insorti il rifiuto per un temporaneo armistizio e constatata l’impossibilità di proseguire il combattimento, la sera del 22 marzo, Radetzky abbandona Milano riparando nel quadrilatero, un’area di difesa sita tra Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda. Con il ritiro delle truppe di Radetzky si concludono le Cinque Giornate di Milano. Il giorno seguente, il 23 marzo, Carlo Alberto di Savoia dichiara guerra all’Austria: inizia la Prima guerra d’Indipendenza.

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