Il 16 gennaio 1991, si scatena sull’Iraq la “Tempesta nel deserto”. È la Prima Guerra del Golfo. Nel corso degli anni ‘80 l’Iraq, guidato dal Presidente Saddam Hussein, ingaggia una guerra col vicino Iran nel tentativo di allargare i propri confini. Il conflitto si conclude nel 1988 con un nulla di fatto ma l’Iraq, gravato dai debiti per l’acquisto di armi, sprofonda in una grave crisi economica. Tra i Paesi creditori dell’Iraq ci sono i vicini Stati del Kuwait e degli Emirati Arabi. Con loro l’Iraq condivide un’economia in gran parte basata sull’esportazione di petrolio. Di fronte all’impossibilità di Saddam di onorare il debito, i due Stati decidono di rifarsi contravvenendo alle direttive OPEC e superano le quote di produzione del greggio. Il mercato viene così invaso dal petrolio e il prezzo si abbassa drasticamente. La situazione economica dell’Iraq precipita.

Saddam ritiene la violazione delle quote di petrolio una provocazione intollerabile e pretende in cambio la cancellazione del debito di Guerra. Dal Kuwait, inoltre, reclama un giacimento situato al confine e alcune isole di importanza strategica. Nessuna delle sue richieste viene accolta. Saddam decide di invadere il Kuwait. Il 2 agosto 1990 l’esercito iracheno vince facilmente la resistenza dei soldati kuwaitiani e conquista il Paese. L’ONU, l’organizzazione internazionale che sovrintende alla pace mondiale, condanna l’invasione. Il 29 novembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU detta un ultimatum. L’Iraq deve lasciare il Kuwait entro il 15 gennaio 1991, oppure interverrà una coalizione militare formata dagli Stati membri dell’ONU. A capo della coalizione anti-irachena, si pongono gli Stati Uniti. Insieme a loro si schierano oltre 30 Stati tra cui Inghilterra, Germania, Italia, Spagna e Francia. Gli USA e il loro presidente, George Bush Senior, temono che l’invasione del Kuwait preluda a un tentativo di conquista della vicina Arabia Saudita, un Paese ricco di petrolio con cui gli Stati Uniti intrattengono ottimi rapporti. Se venisse conquistato, gli USA perderebbero un alleato e Saddam accrescerebbe troppo il proprio potere. Malgrado l‘ultimatum delle Nazioni Unite, gli iracheni non si ritirano dal Kuwait. Il 16 gennaio del 1991 la coalizione attacca l’esercito iracheno.

L’Iraq subisce terribili offensive aeree e terrestri. Il 26 febbraio le truppe irachene sono costrette a battere in ritirata. Il Kuwait è libero. Il 3 marzo l’Iraq firma il cessate il fuoco. Accetta il disarmo e pesanti sanzioni economiche. Sono oltre 120.000 i morti iracheni. Circa 150 le perdite tra le fila della Coalizione internazionale. Grazie agli accordi di fine conflitto, gli Stati Uniti installano basi militari nella regione mediorientale. L’Iraq, devastato dalla guerra e dalle sanzioni, non riuscirà più a risollevarsi.
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