Andrej Tarkovskij è un regista russo.

Nasce il 4 aprile del 1932 nel piccolo villaggio di Zavrazie, nella Russia centrale, che all’epoca fa parte dell’Unione Sovietica.



La sua infanzia è segnata dall’abbandono della famiglia da parte del padre. La madre, donna forte e dalla profonda religiosità, rimarrà il suo costante punto di riferimento.



Nel 1960 Tarkovskij si diploma alla Scuola Superiore di Cinematografia di Mosca.

Il suo maestro è Michael Romm, celebre esponente del realismo socialista, movimento artistico che esalta l’azione politica dell’Unione Sovietica e da cui Tarkovskij prende subito le distanze.



Nel 1962 realizza il suo primo lungometraggio, L’infanzia di Ivan. Nel film, la tragedia della Seconda guerra mondiale è vista attraverso gli occhi di un bambino rimasto orfano. Lirico e antieroico, il film vince il Leone d’Oro a Venezia e segna il primo punto di rottura tra Tarkovskij e il regime dell’Unione Sovietica, che non ritiene il film sufficientemente celebrativo delle sue forze armate.



Tra tensione spirituale e riflessioni sull’arte, il successivo Andrej Rublëv racconta la storia di un grande pittore di icone religiose vissuto nel medioevo. Nella Russia sanguinaria che Tarkovskij rappresenta viene ravvisata una critica a quella contemporanea. Per questo motivo, le autorità sovietiche decidono di bloccare la distribuzione del film.

In Solaris, uno dei suoi film più noti, Tarkovskij racconta l’esperienza di alcuni uomini a bordo di una stazione orbitante abitata da una forza misteriosa. Ma la vicenda è soprattutto un espediente per raccontare il viaggio del protagonista verso le zone più oscure dell’inconscio.



La carica poetica delle inquadrature di Tarkovskij trova piena espressione nel suo quarto film, Lo specchio, opera ermetica e complessa ispirata alla vita del regista.



Stalker, 5 anni dopo, pone domande sull’arte e la scienza, raccontando un viaggio all’interno di una misteriosa zona dove verrebbero esauditi i desideri. La costante presenza dell’acqua e di altri elementi della natura, è un richiamo al fluire interiore della coscienza e della memoria dei personaggi.



Nel 1983, Tarkovskij lascia la Russia per l’Italia, dove realizza Nostalghia. Nel film, che racconta il viaggio di uno studioso russo nelle campagne toscane, risuona l’eco della solitudine che ormai pervade lo stesso Tarkovskij.



Nel 1985 il regista si sposta in Svezia dove gira il suo ultimo film, Sacrificio. Il percorso artistico di Tarkovskij si chiude affrontando il tema dell’uomo e della fede, in un contesto quasi apocalittico.



Andrej Tarkovskij muore il 29 dicembre del 1986 a Parigi, a 54 anni.



Nonostante i pochi film realizzati, la sua opera è considerata uno dei maggiori vertici stilistici ed espressivi mai raggiunti dall’arte cinematografica.



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