Gian Maria Volonté è uno dei più importanti attori del cinema italiano. Nasce a Milano il 9 aprile 1933, ma cresce a Torino, dove la famiglia si trasferisce subito dopo. Esordisce a teatro giovanissimo con la compagnia itinerante i “Carri di Tespi”. Diplomatosi all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma nel 1957, lavora in teatri minori, come il S. Erasmo di Milano e lo Stabile di Trieste. Già a partire dagli anni ‘60 si mette in luce per la sua immagine ribelle e anticonformista, e per il suo impegno politico. Approda alla televisione italiana nel 1959 riscuotendo un grande successo con l’interpretazione dell’Idiota di Dostoevskij.

L’anno seguente appare sul grande schermo con Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti. La sua carriera è folgorante: arriva a girare fino a quattro film all’anno. Scontroso e lontano dallo show business, vive il lavoro d’attore con estrema serietà e dedizione. Si rifiuta di lavorare con registi come Fellini, Bertolucci e Coppola pur di realizzare le pellicole che gli interessano, per lo più incentrate sulla politica e la società italiana. Tra queste c'è ad esempio Il caso Moro del 1986, che ripercorre le vicende legate al rapimento e all’omicidio dello statista democristiano da parte delle Brigate Rosse.

Col regista Elio Petri realizza A ciascuno il suo - adattamento dell’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia - La classe operaia va in Paradiso e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che nel 1971 vince l’Oscar come miglior film straniero. Nell’arco di vent’anni Volonté colleziona successi e grandi interpretazioni che lo portano a lavorare con Godard, Melville, Bellocchio, Monicelli e con Sergio Leone nei film Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più.

Nel 1981, mentre è iscritto nelle fila del Partito Comunista Italiano, aiuta Oreste Scalzone, attivista politico di estrema sinistra, a fuggire dall’Italia. Il gesto gli costa l’allontanamento dal partito e la decisione di porre fine alla sua attività politica. Nello stesso periodo gli viene diagnosticato un cancro a un polmone. L’operazione che ne segue ha esito positivo, ma gli lascia una forte depressione.

Volontè torna a calcare le scene nel 1983, anno in cui viene premiato come miglior attore al Festival di Cannes per il film La morte di Mario Ricci. Nel 1990 riceve l’European Academy Award da parte della critica per Porte aperte di Gianni Amelio. L’anno seguente, al Festival del Cinema di Venezia, gli viene assegnato il Leone d’Oro alla carriera. Muore a 61 anni, il 6 dicembre 1994, colpito da un attacco cardiaco durante le riprese di Lo sguardo di Ulisse di Theodoros Anghelopoulos. Gian Maria Volontè, antidivo per eccellenza, è oggi ritenuto uno dei simboli del cinema “impegnato” europeo.

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