Mikhail Gorbaciov è l’ultimo presidente dell’URSS. Nasce il 2 marzo 1931 nella regione di Stavropol, nel sud della Russia, da una famiglia di agricoltori. Si laurea in legge e in seguito in economia agraria. A Mosca, nel 1953, sposa una studentessa di filosofia: Raisa Maksimovna Titarenko. Nel 1985 è eletto Segretario Generale del PCUS, massima carica del partito. Ha 54 anni ed è molto più giovane dei segretari di partito che l’hanno preceduto. È sorridente e insieme alla moglie Raisa offre un’immagine moderna e affidabile. Appare a tutti come l’uomo nuovo.

L’URSS negli anni ’80 è un Paese economicamente al collasso. Gorbaciov avvia un programma di riforme economiche e politiche teso a rimodernare le strutture centraliste statali. Il programma è chiamato perestroijka: in russo ristrutturazione. La parola chiave della perestroijka è glasnost, trasparenza. Introduce una parziale privatizzazione delle aziende, finora statali. Concede libertà di stampa e dispone che i rappresentanti politici siano scelti dai cittadini e non più dal Partito. Riavvia i negoziati sul disarmo con il presidente statunitense Ronald Reagan, determinando così la fine della Guerra Fredda, il conflitto non armato che dagli anni ’50 contrappone l’URSS agli USA.

Sul piano internazionale la politica di Gorbaciov è ben accolta. La sua aspirazione alle riforme apre la via alla caduta del muro di Berlino. Rivoluzioni popolari scoppiano in Polonia, Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania decretando la fine del comunismo nei Paesi dell’est Europa. Nel ‘90 Gorbaciov è insignito del Premio Nobel per la pace. All’interno dell’URSS, però, la sua azione è meno efficace. La riforma economica non dà i frutti sperati: la maggioranza della popolazione continua a vivere in miseria. Si diffonde il malcontento. E l’aver concesso maggiore autonomia alle autorità locali gli si ritorce contro: nel 1990 la Lituania dichiara l’indipendenza dall’Unione Sovietica. A breve sarà seguita da altre repubbliche sovietiche.

Per contrastare i moti indipendentisti, Gorbaciov accentra su di sé il potere e assume anche la carica di Presidente dell’URSS. Nel 1990 indice, per la prima volta nella storia dell’URSS, elezioni libere. Il Parlamento votato dal popolo sovietico sancisce il dato di fatto: Gorbaciov è riconfermato Presidente. Nell’agosto del 1991 i comunisti conservatori tentano un colpo di stato contro Gorbaciov. I carri armati entrano a Mosca, Gorbaciov è prigioniero nella residenza in Crimea. È Boris Eltsin, presidente della Repubblica Russa, a guidare la resistenza e a conquistare il favore popolare. Tornato a Mosca, Gorbaciov in uno storico faccia a faccia viene messo sotto accusa da Eltsin che gli contesta il fallimento delle sue riforme. Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov rassegna le dimissioni da Presidente. Lo stesso giorno l’URSS viene ufficialmente sciolta. Dopo di lui l’ex Unione Sovietica attraversa anni di grandi mutamenti economici e politici. A Gorbaciov non resta che la presidenza della sua stessa fondazione per gli studi socio-economici e della Croce Verde Internazionale.

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