Fidel Castro è un politico e rivoluzionario comunista, al potere a Cuba dal 1959 al 2008. Nasce nei pressi di Birán, a Cuba, il 13 agosto 1926. Si laurea in legge a L’Avana, e nel 1952 si candida al parlamento tra le fila del Partito Popolare Cubano, che vuole contrastare la dilagante corruzione e l’influenza degli investitori stranieri nella politica del Paese. Le elezioni vengono però annullate: con un colpo di stato, l’ex-presidente Fulgencio Batista instaura una dittatura appoggiata dagli USA. Castro si oppone al regime di Batista, e il 26 luglio 1953 guida un assalto alla caserma Moncada di Santiago de Cuba. L’operazione ha un esito disastroso, e Castro viene condannato a 15 anni di carcere. Rilasciato nel 1955 grazie a un’amnistia, si trasferisce in Messico, dove riunisce gli esuli cubani perseguitati da Batista. In questo periodo conosce Ernesto Che Guevara, che diventerà uno dei comandanti della rivoluzione cubana.

Il 2 dicembre 1956, Castro e i suoi uomini sbarcano a Cuba: nuovamente sconfitti, si rifugiano sulle montagne dell’isola. Qui Castro organizza la cosiddetta rivoluzione dei Barbudos, e dopo due anni di lotta costringe Batista alla fuga. Nel luglio 1959, Fidel Castro prende tutto il potere nelle proprie mani: di qui a poco prenderà l’appellativo di Líder Máximo. Castro attua una politica d’ispirazione socialista: promuove sanità e istruzione gratuite, nazionalizza le industrie in mano agli investitori stranieri, e si avvicina all’Unione Sovietica. Le immagini di Fidel e del Che diventano un simbolo per i comunisti di tutto il mondo. Ma la politica di Castro colpisce gli interessi statunitensi a Cuba. Gli USA rompono le relazioni diplomatiche con L’Avana, e iniziano una dura opposizione al regime di Castro, imponendo un pesante embargo ai commerci cubani. Sono gli anni della guerra fredda, conflitto non dichiarato che dalla fine della Seconda guerra mondiale oppone USA e URSS. Castro, che guida uno stato filo-sovietico a poche miglia dalle coste statunitensi, è percepito come una minaccia dagli USA.

Da parte sua, Castro alimenta nei cubani il timore di un’eventuale invasione statunitense, e negli anni accentra tutto il potere su di sé e sul Partito Comunista: reprime ogni forma di opposizione, imprigiona o costringe all’esilio numerosi dissidenti. Dopo il crollo dell’URSS, Castro deve rinunciare al sostegno economico dei sovietici: attua quindi una parziale liberalizzazione del mercato e fa alcune aperture in politica estera, permettendo ad esempio la visita a Cuba del papa Giovanni Paolo II. Nei primi anni duemila, crescenti problemi di salute lo obbligano a diradare le proprie apparizioni in pubblico. Il 24 febbraio 2008, a 81 anni, il Líder Máximo cede l’incarico di Presidente al fratello Raúl Castro.

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