Muse metafisiche è un dipinto realizzato nel 1918 da Giorgio de Chirico. Eseguito a olio su tela, misura 48,5 cm di altezza e 34,5 di larghezza.



Giorgio de Chirico è l’ideatore e il principale esponente della Pittura Metafisica, corrente d’avanguardia di cui questo quadro è un emblematico esempio.



Le opere metafisiche sono caratterizzate da immagini enigmatiche, che stravolgono la logica comune e disorientano chi le osserva. Gli oggetti sono dipinti con precisione, e risultano perfettamente riconoscibili, ma compaiono in contesti a loro estranei e sono accostati senza nessi logici evidenti. Questa pittura mette in discussione il nostro abituale modo di guardare le cose: evoca associazioni inattese e suggerisce significati che trascendono la realtà comune. Per questo è definita “metafisica”.



Muse metafisiche è dipinto nel marzo 1918, mentre volge al termine la Prima guerra mondiale. Rappresenta due teste di manichini all’interno di una stanza, attorniate da squadre da geometra.



La testa in primo piano è vuota: al posto del viso si apre una cavità oscura, solcata da una squadra che paradossalmente le conferisce un aspetto antropomorfo. La sommità della testa è ricoperta da una calotta multicolore a spicchi.



La seconda testa, che affiora dalla penombra, in secondo piano, ha una forma ovoidale più compatta. Di colore bianco e percorsa da misteriosi segni neri, si sporge come se volesse guardare l’osservatore.

Sullo sfondo a destra si intravede una veduta urbana: lo scorcio di una città silenziosa e deserta, che ricorda le numerose Piazze d’Italia dipinte da de Chirico nel corso degli anni Dieci.



Le muse metafisiche a cui allude il titolo sono i due manichini che compaiono in primo piano. Il manichino è uno dei soggetti più ricorrenti nelle opere di de Chirico. Inanimato e silenzioso, tende a sostituirsi alla figura umana e assume diversi significati simbolici. Essendo privo di occhi e di bocca, evoca l’impossibilità di vedere e parlare.



Tuttavia, nella dimensione metafisica delle opere di de Chirico, la cecità e il mutismo non sono vere e proprie limitazioni. Chi non vede con gli occhi la realtà ordinaria, può essere dotato di una visione superiore, in modo simile ai poeti e ai chiaroveggenti della mitologia classica. Chi non può parlare, può forse comunicare col divino, come è credenza comune in molte società arcaiche.

I manichini metafisici esprimono dunque la facoltà di travalicare l’esperienza quotidiana, e di cogliere significati che trascendono la realtà visibile.

Muse metafisiche è conservato in una collezione privata.

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