Pol Pot è un politico e rivoluzionario che governa la Cambogia con poteri dittatoriali tra il 1975 e il 1979. Nasce il 19 maggio 1925 a Prek Sbauv, nell’Indocina francese, nell’odierna Cambogia. A 24 anni si trasferisce a Parigi per studiare e qui si avvicina alla filosofia di Karl Marx. A 28 anni, torna in patria ed entra nel Partito Comunista. Nel 1963 organizza il movimento rivoluzionario dei Khmer rossi, che si oppone al socialismo moderato del governo di Norodom Sihanouk. In questi anni, nel confinante Vietnam è in corso una dura guerra, che oppone il Nord comunista, appoggiato da Cina e Unione Sovietica, al Sud sostenuto principalmente da truppe statunitensi. La Cambogia di Sihanouk resta fuori dal conflitto fino alla fine degli anni ‘60, quando inizia a dare supporto logistico ai nordvietnamiti. Per privare il nemico di questo appoggio, nel 1970 gli USA favoriscono nel paese un colpo di stato che porta al potere il generale Lon Nol.

I Khmer rossi di Pol Pot iniziano una dura lotta contro il nuovo regime e nell’aprile del 1975 riescono a imporsi su Lon Nol, nonostante sia appoggiato dagli Stati Uniti. Un anno dopo Pol Pot è nominato primo ministro. La Cambogia cambia nome in Kampuchea Democratica: per i khmer rossi è l’anno zero. Pol Pot governa seguendo l’ideologia di un comunismo integralista e rifiutando qualsiasi elemento di economia di mercato. Abolisce la proprietà privata e la circolazione di moneta, sostituisce le scuole con campi di rieducazione. In seguito a una profonda riforma agricola, per costringerli a lavorare la terra fa deportare in campagna gli abitanti della capitale Phnom Penh, che diventa una città fantasma. Pol Pot reprime ogni manifestazione di individualità, obbliga i cittadini a vestirsi nello stesso modo e punisce con la morte ogni forma di disobbedienza e protesta. Si accanisce in particolare su quelle persone considerate irrecuperabili all’ideologia comunista, come intellettuali, commercianti e politici.

La Kampuchea Democratica diventa un grande campo di sterminio: secondo le stime dello stesso dittatore, nell’arco di quattro anni vengono uccise circa un milione e mezzo di persone. In politica estera, Pol Pot difende l’autonomia del paese di fronte alla volontà dei confinanti Vietnam e Laos di creare una confederazione di paesi socialisti. L’equilibrio si spezza nel 1978, quando il Vietnam invade la Kampuchea: nel gennaio 1979 Pol Pot viene deposto e sostituito da un governo filovietnamita. Il dittatore riesce a salvarsi e si rifugia nelle foreste tailandesi. Da qui guida la guerriglia contro il governo cambogiano fino alla metà degli anni novanta. Dopo quasi due decenni di clandestinità, muore a 74 anni il 15 aprile 1998.



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