John Edgar Hoover guida l’FBI per mezzo secolo: dal 1924 al 1972. Nasce a Washington, negli Stati Uniti, il primo gennaio 1895. Nel 1916 si laurea in legge, e l’anno dopo entra nel Dipartimento di Giustizia. Passa quindi al Bureau of Investigation of Justice Department: è la futura FBI, l’agenzia investigativa statunitense che si occupa dei reati più gravi, e delle minacce alla sicurezza nazionale. Il 10 maggio 1924 Hoover viene nominato direttore temporaneo: resterà invece in carica per quasi cinquant’anni. Hoover riorganizza la struttura del Bureau: passa al vaglio le vite dei dipendenti, e conferma solo quelli dalla condotta morale irreprensibile. Istituisce inoltre l’Accademia dell’FBI, che avrà sede a Quantico, e crea sezioni locali dell’agenzia in molte città statunitensi. Nei primi anni ‘30 dà impulso all’investigazione scientifica, avviando la costituzione di un vasto archivio di impronte digitali. Hoover si concentra nella lotta al crimine organizzato: nel 1931 arresta per evasione fiscale il leggendario gangster Al Capone. Nello stesso periodo, pone fine alla carriera di altri pericolosi criminali: l’FBI guadagna prestigio e Hoover accresce il proprio potere. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, il Governo gli affida la sicurezza interna, al fianco dei servizi segreti militari. Nel giugno 1942 è proprio l’FBI a individuare e catturare un nucleo di spie naziste, penetrate negli USA per compiere atti di sabotaggio.

Al termine del conflitto, Hoover è uno dei grandi protagonisti del cosiddetto maccartismo, una campagna persecutoria nei confronti dei cittadini sospettati di comunismo: sono infatti gli anni della Guerra fredda, che oppone gli USA al regime comunista sovietico. L’FBI indaga su molti cittadini statunitensi, in particolare intellettuali e attori. Hoover entra così in possesso di una grande quantità di informazioni riservate, che secondo molti avrebbe utilizzato per rafforzare la propria posizione. Negli anni sessanta Hoover affronta uno dei momenti più difficili della sua carriera. L’omicidio del Presidente John Fitzgerald Kennedy è una dura sconfitta per l’FBI. Nel corso delle indagini, Hoover difende strenuamente il proprio operato, ma alcune teorie sull’omicidio lo indicano addirittura tra i cospiratori. Pochi mesi dopo, in seguito a gravi episodi di violenza razziale, Hoover mobilita le forze dell’FBI con l’intento di sgominare il Ku Klux Klan, organizzazione razzista attiva nel Sud degli USA. Accusato di condotta autoritaria, Hoover lascia il proprio incarico solo alla morte, che avviene il 2 maggio 1972, all’età di 77 anni. Severo moralista e castigatore dei costumi, secondo diverse biografie Hoover avrebbe vissuto una vera e propria seconda vita, fatta di promiscui festini a luci rosse, a cui partecipava vestito da donna.

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