Cixi, imperatrice della dinastia dei Qing, detiene il potere in Cina per diversi anni, a cavallo fra XIX e XX secolo. Nasce nel novembre 1835 probabilmente da una famiglia di umili condizioni. Forse adottata da un mandarino manciù, a 16 anni concubina dell’imperatore Xianfeng. Cinque anni dopo dà alla luce quello che sarà l'unico discendente diretto del sovrano. Alla morte di Xianfeng, il figlio di Cixi diventa erede dell’impero col nome di Tongzhi all'età di 5 anni. Cixi, in veste di tutrice del figlio, diventa imperatrice vedova della Cina insieme alla prima moglie del defunto imperatore, l’imperatrice vedova Ci’an. Ma sarà Cixi a guidare la politica dell’Impero.

È un periodo di profonda crisi per l'impero cinese. La sconfitta contro la Gran Bretagna nella Seconda guerra dell'oppio permette alle potenze occidentali e in seguito anche ai giapponesi di creare colonie sul territorio cinese. La politica di Cixi è fortemente nazionalista e conservatrice, in opposizione al colonialismo delle potenze straniere. Quando l'imperatore Tongzhi muore prematuramente, Cixi nomina erede al trono un suo nipote, Guangxu, di 3 anni. La donna lo adotta, restando così al governo in veste di tutrice e imperatrice madre. Quando Guangxu diventa a tutti gli effetti imperatore della Cina, i suoi rapporti con Cixi si fanno sempre più conflittuali.

In contrasto con la visione intransigente della madre adottiva, il sovrano promuove un piano di modernizzazione del paese, soprattutto nei settori agricolo e militare. La dinastia Qing esce però indebolita dalla sconfitta nella guerra con il Giappone, e il malcontento in patria cresce. Cixi accusa il figliastro Guangxu di favorire le potenze straniere con la sua politica aperta e modernizzatrice. Nel 1898 Cixi appoggia un colpo di stato di stampo conservatore. L’imperatore è allontanato dal potere e segregato; i principali esponenti del suo governo sono giustiziati.

Da questo momento il governo di Cixi sostiene una politica di massima fermezza contro le influenze esterne. Appoggia la rivolta dei Boxer, associazione segreta cinese. Le azioni dei Boxer si concretizzano in attacchi terroristici contro gli occidentali in Cina, e culminano nell’assalto alle ambasciate straniere. Il rapido intervento di un’armata internazionale composta da potenze europee, insieme a giapponesi e statunitensi, costringe l'impero cinese a un accordo di pace. Nonostante la sconfitta, Cixi conserva le redini del potere fino al 15 novembre 1908, quando muore, a 72 anni, a Pechino. L’ultimo periodo del suo impero è segnato da provvedimenti di cauta apertura verso l’estero, che però non serviranno a evitare la sempre più massiccia presenza di truppe straniere in Cina.

L'acuirsi della crisi dell’impero avrà come epilogo la rivoluzione nazionalista del 1911, e la proclamazione della Repubblica cinese.

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