Nicolae Andruta Ceausescu, politico e statista, detiene il potere in Romania per oltre 20 anni, fino al 1989. Nasce il 26 gennaio 1918 a Scornicesti, un villaggio rurale nel distretto di Olt. Figlio di contadini, a 11 anni si trasferisce a Bucarest, dove lavora come apprendista calzolaio. Negli anni ‘30 la Romania è retta da re Carlo II. Il giovane Ceausescu si avvicina a organizzazioni comuniste e viene più volte arrestato per attività sovversive. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Romania entra nella sfera di influenza sovietica. Ceausescu diventa una figura di spicco del Partito Comunista Rumeno, che sale al potere nel 1947. Nel 1965 Ceausescu è Segretario generale del Partito. Due anni dopo [1967] diventa Presidente del Consiglio di Stato. Ceausescu prende immediatamente le distanze dalle direttive di Mosca, specialmente in politica estera. Nel 1968 condanna l’intervento militare sovietico in Cecoslovacchia. Nel 1969 riceve la visita del Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. L’anno seguente si reca a sua volta in America.

Dagli Stati Uniti riceve finanziamenti, stringe accordi economici, ottiene lo status di “nazione favorita” nei rapporti commerciali. Ceausescu in cambio fa da intermediario nei rapporti tra gli USA e la Cina comunista. Nel 1972, la Romania entra a far parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Nel 1976 è il primo Paese dell’Est a stringere un accordo con la Comunità Europea. In piena guerra fredda tra le 2 superpotenze USA e URSS, l’ambizioso obiettivo di Ceausescu è emancipare la Romania dall’influenza estera. Per mantenersi stabile al potere, promuove il culto della propria personalità. Il suo Governo segue il modello sovietico: l'economia è controllata dallo Stato, e la Securitate, la polizia segreta, reprime ogni opposizione. La sua politica, espressa nelle cosiddette tesi di luglio, persegue la trasformazione della Romania in un Paese industriale ad alta concentrazione urbana. Ceausescu trasferisce gran parte della popolazione dalle campagne alle città. Pianifica la produzione economica. Sostiene l’incremento delle nascite, vietando l’aborto e la contraccezione.

Nel corso degli anni ‘80, Ceausescu avvia la seconda parte del suo piano di emancipazione, pianifica l’estinzione del debito verso gli USA e promuove massicce esportazioni di prodotti in virtù degli accordi commerciali contratti negli anni precedenti. Per il consumo interno, però, resta ben poco. Nel 1988 il debito è saldato, la Romania si è allontanata dagli USA, ma il Paese è allo stremo. Il 17 dicembre 1989, a Timisoara, esplode una rivolta popolare. Le forze dell’ordine sparano sui manifestanti. Il 21 dicembre Ceausescu è contestato dalla folla. Tenta di fuggire, ma è catturato dall’esercito. Il 25 dicembre è sottoposto a un processo sommario. Dichiara che gli ultimi eventi sono frutto di interferenze straniere. È condannato a morte e fucilato lo stesso giorno insieme alla moglie. La morte di Ceausescu, insieme al crollo del muro di Berlino, è uno dei simboli della caduta del comunismo nell’Est europeo. La Romania diventa un Paese democratico: negli anni successivi cerca di liberarsi dal peso del lungo regime, entra nell'Unione Europea e rilancia l'economia sfruttando la sua posizione strategica per il passaggio di oleodotti petroliferi.

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