Yasser Arafat è il leader storico dei palestinesi. Per oltre 30 anni guida la lotta per la costituzione di uno stato palestinese indipendente. Figlio di un commerciante palestinese, Arafat nasce forse al Cairo, in Egitto, nell’agosto 1929. Il giorno non è certo. Nel 1947 Arafat si iscrive alla facoltà di ingegneria del Cairo. In questi anni, importanti cambiamenti coinvolgono i Paesi dell’area mediorientale. Nel 1948, terminata la Seconda Guerra Mondiale, l’Onu dà il suo assenso alla creazione di uno Stato che accolga gli ebrei vittime delle persecuzioni naziste: sui territori palestinesi, al confine con l’Egitto, nasce lo stato ebraico Israele.

Il territorio destinato al nuovo Paese ebraico, però, è già abitato: per fare spazio agli ebrei privi di una patria, 700.000 cittadini arabo-palestinesi vengono costretti a lasciare le proprie case. Comincia così un conflitto tra ebrei e arabi che insanguinerà questa regione per decenni. Il giovane Arafat abbraccia da subito la causa palestinese e si unisce ai militanti che vogliono riconquistare la loro terra. Intorno al ’58 fonda un’organizzazione chiamata al-Fatàh e ne diviene il leader. L’obiettivo di al-Fatàh è creare uno stato palestinese. La strada è quella di distruggere Israele. La sede operativa di Al Fatah viene inizialmente insediata in Kuwait. Braccato dagli israeliani, per oltre 30 anni guiderà la lotta contro Israele spostandosi dal Kuwait alla Tunisia, passando per Giordania e Libano.

Nel 1967, per rafforzare il fronte palestinese, Arafat decide di far convergere Al Fatah nell’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. L’Olp diviene l’organo ufficiale di rappresentanza dei palestinesi. Nel 1969 Arafat ne diventa il leader. Nel 1974 viene invitato all’Onu pur non essendo il capo di un governo. Il gesto da parte della comunità internazionale è significativo: si riconosce ai palestinesi lo status di popolo. Ma il conflitto israelo-palestinese non accenna a placarsi. Nel 1987 il popolo palestinese scende in strada e dà il via a una sanguinosa rivolta che sfugge al controllo dell’Olp. La situazione diventa ingovernabile.

Nel dicembre 1988 Arafat attua dunque una storica svolta: dichiara la rinuncia da parte dell’Olp alla distruzione di Israele. Propone la convivenza pacifica e la creazione di uno Stato palestinese. L’apertura di Arafat viene accolta. Nel 1993, a Oslo, Israele accetta di siglare un accordo con il leader palestinese. Nel 1994 Arafat viene insignito del Nobel per la pace. A luglio dello stesso anno si stabilisce in Palestina. Il processo di pace dura diversi anni, ma quando nel 2000 il premier israeliano Ehud Barak propone ad Arafat alcune terre per la nascita dello stato di Palestina, quest’ultimo considera la proposta insufficiente e la situazione precipita di nuovo.

Nel 2001 il nuovo leader israeliano, Ariel Sharon, isola definitivamente Arafat. Lo accusa di tollerare gli attacchi del gruppo islamico Hamas contro i civili israeliani. Yasser Arafat muore l’11 novembre 2004, a 75 anni, a Clamart, in Francia. Il dramma palestinese non ha ancora trovato soluzione.

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