Pechino è la capitale della Repubblica popolare cinese. Diverse testimonianze attestano già a partire dal 1000 a.C. l’esistenza di un villaggio nel luogo dove oggi sorge la città. È però nel III-IV secolo a.C. che il centro abitato acquisisce importanza. Pechino, che in quest’epoca si chiama Ji, si trova infatti nei pressi di grandi vie commerciali e diventa un polo di scambio di prodotti agricoli. Nel 221 a.C. l’imperatore Shi Huangdi della dinastia Qin riunisce in un unico impero tutti i feudi regni cinesi. Per difendere i confini settentrionali fa costruire nei pressi di Pechino una grande muraglia. Pechino diventa baluardo settentrionale della Cina unita.

Nel 1215 Gengis Khan, capo dei Mongoli, una popolazione nomade proveniente dal nord, invade la Cina e distrugge Pechino. Ma suo nipote, Khubilai Khan, la fa ricostruire, la chiama Dadu, e vi insedia una delle due capitali dell’Impero mongolo. In questi anni la città ospita circa mezzo milione di abitanti. Nel 1406, l’imperatore Yongle della dinastia Ming avvia l’edificazione della Città Proibita. Sede della corte ed emblema del potere imperiale, sorge nel cuore di Pechino. Le sue mura racchiudono 74 ettari di giardini, palazzi, cortili e padiglioni. 24 dinastie vi risiederanno fino al 1924. Al popolo è proibito l’ingresso. È nel XV secolo che la città viene chiamata con il nome attuale Beijing, che significa Capitale del Nord. Nel 1644 la dinastia dei Qing prende il potere. Pechino conosce una notevole espansione urbanistica: nascono gli hutong, i vicoli in cui sorgono le siheyuan, casette di mattoni grigi con le porte rosse e il cortile interno.

Nel 1911 nasce la Repubblica Cinese. È la fine delle antiche dinastie. La Cina repubblicana sceglie ancora Pechino come capitale. Nel 1949 Mao Zedong, presidente del partito comunista, proclama la Repubblica Popolare Cinese. La città viene sventrata. Demolite le vecchie mura e i templi della tradizione, si costruiscono ampi viali e austeri edifici in stile sovietico. Alla fine degli anni ’60 la Cina contende all’Unione Sovietica il primato di Paese leader del mondo comunista. Per difendersi da eventuali attacchi da parte dei sovietici, si scava una città-rifugio sotterranea con 85 km di tunnel, accessibile dal retro di molti negozi. I lavori vengono effettuati dai cittadini stessi che, sotto la supervisione dell’esercito, scavano a mano, senza l’ausilio di ruspe, i tunnel del labirinto. All’interno della città sotterranea vengono predisposti ospedali, riserve di armi, cibo e acqua.

Nel 1979 il presidente Deng Xiao Ping apre le frontiere. La spinta capitalistica non è però sostenuta da un’adeguata trasformazione sociale: dominano instabilità e corruzione. Pechino incarna questa contraddizione. L’insoddisfazione esplode 10 anni dopo, nel 1989, quando gli studenti di Pechino scendono in piazza per manifestare contro il governo. Il governo reagisce in modo fermo, provocando centinaia di vittime: le immagini di piazza Tienanmen invasa da migliaia di studenti e dai carri armati governativi fanno il giro del mondo. Dal 1995 la Cina diviene il baricentro economico del mondo globalizzato e ai pochi hutong rimasti, a Pechino si affiancano grattacieli avveniristici.
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